Donne del Risorgimento – Rosalia Montmasson ritratta da Salvatore Grita

di Anna Maria Damigella (brano tratto da: Id., Salvatore Grita e il Realismo nella scultura, Lithos, Roma 1998)

Tra le opere realizzate per Francesco Crispi dallo scultore e scrittore Salvatore Grita (Caltagirone 1828 – Roma 1912), l’unica salvatasi dalla dispersione (o distruzione) è il busto-ritratto della prima moglie del grande statista, Rosalia Montmasson.
Del busto della Montmasson conosciamo il gesso e la traduzione in marmo. Il gesso fu donato nel 1936 dal duca Gaetano Crescimanno, musicista, al Museo Civico di Caltagirone, dove si trova esposto. Il marmo fa parte della collezione di cimeli garibaldini del Museo Civico di Pisa. E’ visibile in una fotografia della saletta provvisoria del Museo che ospitava i cimeli garibaldini negli anni trenta, con riferimento all’articolo La carrozza di Garibaldi in <<Scena Illustrata>>, 1 – 15 luglio 1932, a. X. fasc. 13-14. Il commento precisa l’identità del personaggio e i suoi meriti patriottici, ma non indica il nome dell’autore del busto. Se ne parla invece (con qualche imprecisione) nell’articolo pubblicato in occasione della collocazione del busto nella sala di lettura della Biblioteca Civica di Pisa (G. Alabiso, Un soffio di ‘800 in Biblioteca. Il busto della Montmasson a Palazzo Pretorio, in <<La Nazione>>, 15 agosto 1983, con notizie biografiche della Montmasson). Invece l’altro busto eseguito dal vero, quello di Francesco Crispi, compiuto nei primi mesi del 1885 a Roma,
Il busto è a grandezza naturale (h. cm 65) e non reca iscrizioni; probabilmente è stato eseguito dal vero negli anni romani, verso il 1885, quando Crispi ha cercato di aiutare Grita con la commissione di opere, dato che il personaggio è ritratto in età matura, ancora nella sua identità di patriota garibaldina, unica donna della spedizione dei Mille, come precisa Grita nella lettera all’on. Camillo Finocchiaro Aprile datata Roma, 15 giugno 1911.
Nata a Saint Jorioz, in Savoia, nel 1823, Rosalia Montmasson era di estrazione sociale modesta e di professione stiratrice; aveva conosciuto Crispi nel 1852 a Torino, e quando questi era stato espulso dal Piemonte lo aveva seguito a Malta, dove si erano sposati con rito religioso. Era stata con lui nell’esilio a Londra e a Parigi e ne aveva condiviso le imprese di patriota: aveva partecipato alla spedizione dei Mille e per il coraggio e la dedizione dimostrate nel soccorrere i feriti sui campi di Calatafimi si era meritata una medaglia al valore. Era stata in seguito abbandonata da Crispi, che aveva sposato nel 1878 Lina Barbagallo e aveva subito una campagna denigratoria, orchestrata dal giornale <<Il Bersagliere>>, per l’accusa di bigamia e si era difeso dichiarando che il matrimonio con la Montmasson non era stato trascritto in Italia. L’abbandono aveva gettato la donna in uno stato di grave prostrazione; aveva tentato il suicidio e infine si era rassegnata a vivere appartata a Roma, attaccata ai ricordi di garibaldina, aiutata economicamente da Crispi e da sussidi dello Stato e dalla Casa Reale, fino alla morte, avvenuta nel 1904.
Il ritratto modellato da Grita restituisce una donna di una serietà dolce e bonaria, un po’ appartata, la persona semplice, rude, dimessa che dovette essere la coraggiosa e sfortunata Rosalia Montmasson. Una donna non bella, con i tratti del volto appesantiti dall’età matura, somiglianti, come dimostra il confronto con una fotografia. La sua identità è di patriota, vestita di una mantella militare con un sobrio ricamo di passamaneria di tessuto pesante; in vista sul petto spiccano le medaglie che era solita portare sempre e di cui andava orgogliosa, una ricevuta per la partecipazione alla spedizione dei Mille, l’altra commemorativa donatale da Vittorio Emanuele II. Il volto è ammorbidito, come sfumato, dal modellato largo e sintetico – ancora più sommario e uniforme nel busto – ed è definito e caratterizzato dall’acconciatura dei capelli raccolti a trecce sul capo e in parte ricadenti in lunghi boccoli.

Rosalia Montmasson, fotografia di Le Lieur, Museo del Risorgimento, Roma.

 

Salvatore Grita, Busto di Rosalia Montmasson, gesso, Museo Civico, Caltagirone.

 

Salvatore Grita, Busto di Rosalia Montmasson, marmo, Biblioteca Comunale, Pisa.

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