La liberazione sessuale.

Diego Giachetti, Il “pornoanno” del secolo passato, Carta“, 2004.01.15. [fonte articolo]


La rivoluzione sessuale interessò le società occidentali del secondo dopoguerra a cominciare dagli Stati Uniti e dai paesi scandinavi e s’introdusse in Italia negli anni sessanta. I soggetti promotori della rivoluzione sessuale furono i movimenti giovanili di protesta, le nuove generazioni femminili, la cultura modernizzante e consumistica del neocapitalismo negli anni del boom economico.
Cresceva una fiorente produzione di film, rotocalchi, fumetti, pubblicità di prodotti che usavano contenuti erotici per rendere appetibili e desiderabili le merci, mentre la moda femminile, dalla minigonna in poi, scopriva ampie porzioni di nudo. Il nudo femminile era il tratto distintivo di riviste erotiche, scandalistiche e di cronaca culturale che conquistavano lettori in quegli anni; l’industria cinematografica sfornava per la stagione 1969-70 ben 74 titoli di film erotici contro i 59 della stagione precedente. Fra le tante pellicole merita essere ricordata Helga che inaugurò la serie di film d’educazione sessual-ginecologica, rivelando per la prima volta a tutto schermo l’affascinante momento della nascita della vita umana.
Nel 1969, l’anno delle lotte operaie, dell’autunno caldo, della nascita di alcuni gruppi dell’estrema sinistra, una ditta produttrice d’oggettistica erotica proclamava il “pornoanno”. “Il 69 è l’unico pornoanno del nostro secolo”, si poteva leggere nella presentazione pubblicitaria. “In quest’anno tutto ci deve essere concesso: con le nostre amanti, con le nostre mogli, con i nostri mariti”. D’altronde era l’anno in cui furoreggiava tra i giovani una canzone scandalosa e invisa agli adulti perbenisti, Je t’aime: moi non plus, di Birkin, Gainsburg, nella quale tra sospiri e affanni che simulavano i preliminari di un rapporto sessuale, ad un certo punto si cantava: “Tu vai e vieni nel mio corpo/ e io ti raggiungo”.

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