Microstoria, storia locale.

Andrea Bellucci, La riscoperta del piccolo, rileggendo Toulmin, Carta“, 2004.01.22. [fonte articolo]


Dodici anni fa usciva in Italia, tradotto da Pietro Adamo, l’ormai introvabile testo “Cosmopolis” di Stephen Toulmin (S. Toulmin, Cosmopolis. La nascita, la crisi e il futuro della modernità. Milano, Rizzoli, 1991).
Qualcuno criticherà l’anomalia spazio-temporale di questa proposta. Eppure, a parte il fatto che il nutrimento di uno storico non può essere composto di sola storia, ritengo questo testo di fondamentale lettura per tutti gli studiosi, in particolare della micro-storia.
Il nocciolo fondamentale del libro sta nell’originale interpretazione della modernità originatasi dalla visione cartesiana del mondo, nella sua ricerca di risposte certe e nella teorizzazione di grandi e definitivi progetti. A fronte di questo assetto, moderno solo di nome e nel cui credo sono state sacrificate persone e ideali, l’autore propone la riscoperta di Rabelais, ponendo il suo scetticismo e tolleranza quali fari per la nuova modernità rispetto alle grandiose, tragiche e fideistiche costruzioni di quella cartesiana. Così, l’autore punta sulla riscoperta del “locale” rispetto al “generale”, al “particolare” rispetto alla deformante visione d’insieme. Questa visione non ha nulla a che fare con l’esaltazione del “piccolo borgo” o la riscoperta di malintese identità e radici né con il fantomatico pensiero debole o con la fine delle ideologie. In realtà “il colpo di genio” risiede nell’apologia di lilliput che blocca il gigante.
Per lo storico locale la lettura di questo libro può aiutare ad affrontare la ricerca d’archivio con maggior cognizione storica, filosofica e politica, nella consapevolezza che ogni piccolo tassello di “microstoria” ricostruito non è solo una piccola parte di più grandi e importanti accadimenti, ma è una correzione della visione stessa della storia; che ridà fiato e voce a chi questa storia, preceduta spesso dall’aggettivo “grande”, aveva escluso e messo a tacere.

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