Piccola storia del pupazzetto snodabile

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di Pospero

Si tratta di un giocattolo oppure è uno strumento di lavoro per gli artisti che intendono disegnare la figura umana? Il “pupazzetto snodabile” è stato nel tempo sia l’uno che l’altro, sempre trasversale tra i due mondi tanto nelle più recenti e innovative proposte che nei suoi lontani antenati.

Come al solito, partiamo dalla fine, cioè dal presente. La scena dei pupazzetti snodabili è attualmente dominata da ModiBot. In partenza era un anonimo stickman, piuttosto insignificante. La parola vincente che ne ha determinato il successo è “modularità”, un principio-guida capace di rendere flessibile al massimo grado il progetto iniziale molto semplice e stilizzato.

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La scomposizione delle parti del corpo nei vari elementi – quindici in totale – connessi tra loro da giunti sferici standard ha infatti reso possibile la creazione di un assortimento pressoché infinito di parti diverse per colore e forma, in modo da poter realizzare figure-base di varie proporzioni e con una specifica “personalità”.

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Alla forma base si sono aggiunte serie di accessori, che hanno ulteriormente ampliato le combinazioni fino a rendere ogni ModiBot diverso dall’altro.

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Sul sito del produttore la figura base da montare di colore bianco costa 9 euro – stiamo parlando di un pupazzetto di plastica alto ca. 12 cm – mentre arriva addirittura a 40 euro per la versione in nero con finitura opaca. C’è anche in vendita per 65 euro un kit di ben centosei pezzi – di plastica – assortiti; oppure i soli giunti da adattare a ogni tipo di elemento per poterlo includere e montare insieme alle parti del ModiBot.

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E’ chiaro che di fronte a prezzi del genere il mercato potrebbe essere invaso da cloni ben più economici; la stessa azienda però – forse a scopo preventivo e deterrente verso la concorrenza – ha messo in rete gratuitamente il progetto della figura-base.

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Perciò tutti i felici possessori di una stampante 3D possono farsi i loro pupazzetti snodabili del colore preferito… e poi scegliere tra l’alternativa di comprare gli accessori già belli e pronti oppure progettarli e poi stamparli per conto proprio o infine cercare se per caso qualcuno ha disegnato e messo in rete disponibili i relativi files. Prima di adagiarsi sulla pappa pronta, si tenga conto che per un elmo spartano bianco ci vogliono 7 euro, mentre se lo si vuole nero opaco bisogna sborsarne 14, spese di spedizione escluse!

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Come si diceva all’inizio, nel mondo dei pupazzetti snodabili le dimensioni del gioco e dell’arte come professione si incontrano: esiste un modello di ModiBot dal costo di 13 euro che può essere “vestito” usando speciali plastiline per diventare – in mani esperte – una vera e propria scultura.

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Merita infine di essere ricordata la vicenda aziendale che sta dietro questo prodotto: tutto ha avuto inizio da un progetto Kickstarter; avviato nel giugno 2013, in un mese è stato raggiunto l’obiettivo di finanziamento dal basso per avviare la produzione su scala industriale.

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Prima di passare ai predecessori di ModiBot, un rapido accenno meritano due prodotti senza troppe pretese. Il primo è OSCARd, «l’unico pupazzetto nato da una carta di credito!» come dice il suo creatore. 

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In pratica è un insieme di parti piatte, da stampare in 3D o comprare in kit spendendo tra i 10 e i 14 euro in base al colore e al tipo di materiale plastico; una volta assemblato il tutto, si avrà una figurina alta circa 9 cm., capace di assumere molte posizioni. 

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Il secondo prodotto commerciale è Stickman, la caricatura di un cartello di pericolo completo di omino che assume la posa in rapporto al messaggio di attenzione. Ha circolato per un po’, pare che fosse fragile; ormai risulta introvabile nel mercato globale.

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Curiosando nel portale di progetti 3D Thingiverse, si possono anche trovare questo esempio e quest’altro (nelle due versioni “stickman” con più segmenti snodabili e “robot”).
Un’altra tipologia che sarebbe di facile realizzazione con la stampa 3D sfrutta il sistema degli snodi tenuti insieme da corde elastiche; inoltre ha delle ventose alla fine degli arti, per potersi anche attaccare a superfici verticali.

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Facciamo ora un passo indietro, guardando a un progetto che non ha avuto fortuna, forse a causa di un difetto presente fin dall’origine: un’idea di pupazzettosità esteticamente ben curata ma d’altra parte anche troppo predeterminata e rigida. Stiamo parlando di Stikfas, che qui possiamo vedere nel modello Alpha Male con i suoi 8 cm. di altezza, messo a confronto con lo spilungone ModiBot.

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A partire dal 2001 Stikfas ha fatto un po’ di strada; grazie all’elevata snodabilità è stato anche utilizzato per alcuni film di animazione.

Come nel caso di ModiBot il sistema di montaggio è anche qui basato su sfere a incastro. La figura è meno astratta e sicuramente più rifinita, ma proprio questo è stato il suo limite più grande perché ha ridotto notevolmente possibilità di aggiungere o modificare le sue varie componenti secondo la creatività degli utilizzatori.

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Quello che si può forse considerare un “parente in versione professionale” di Stikfas è Body-Kun, accompagnato dalla sua fedele Body-Chan. Sono due manichini che inizialmente costavano ca. 100 euro l’uno; il prezzo poi è sceso parecchio, comunque sono molto ben fatti. Alti ca. 15 cm, vengono messi in posa e usati come modello dai disegnatori. Costoro spesso preferiscono fotografarli, così da avere un riferimento costante per luci ed ombre, profondità di campo, distorsioni prospettiche, ecc.

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Come era facilmente prevedibile, i due non hanno perso tempo e a un certo punto è venuto fuori anche il piccino, atletico e amante delle pose tanto quanto i suoi genitori.

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Alla prima decade degli anni Duemila prende il via – per poi arenarsi – anche una linea di produzione legata alla famosa ditta Hasbro; è la serie dei pupazzetti snodabili Xevoz.

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Erano super accessoriati e con molte parti intercambiabili tra loro ma… Forse in questo caso lo sbaglio è stato quello di presentarli già caratterizzati o personificati con tanto di nomi, simili insomma ai protagonisti dei fumetti o dei cartoni animati e perciò inadatti a stimolare una creatività libera di spaziare da parte dell’utilizzatore. Che sia stato per questa ragione oppure no, di fatto la loro vicenda commerciale non è finita bene.

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Ci addentriamo ora nei lontani anni Ottanta; Lego e Playmobil nel presente itinerario vengono saltati a pié pari perché sono sistemi completi di ambienti, autoveicoli, navi, aerei ecc. nei quali le figure umane non presentano grandi possibilità di articolazione – limitate a cinque gradi di libertà – e sono pressoché assimilabili ai “soldatini”. Stessa cosa per la serie Masters of the Universe, con He-Man, l’antagonista Skeletor e tutti gli altri del gruppo.  Invece tra i pupazzetti veramente snodabili e pure componibili, già dalla fine degli anni Settanta dominavano incontrastati i Micronauti; tutti in qualche modo figli del loro nume tutelare – e protagonista di cartoni animati – Jeeg Robot d’Acciaio; ma in qualche modo parenti acquisiti anche della saga di Guerre Stellari, così adatti com’erano a prendere le sembianze di un nero Dart Vader oppure delle bianche truppe imperiali.

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C’era pure il cavallo Oberon; e con un paio di click ecco creato un fantastico centauro!

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A guardarli oggi sorprendono per la cura e la qualità dei materiali, con agganci tutti basati su sfere metalliche e magneti, ottima plastica durevole, figure ben delineate. Di certo non costavano poco però restituivano ampiamente il prezzo con la loro qualità costruttiva, tanto da essere divenuti costosi oggetti da collezione.

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E’ probabile che tutto sia nato molti anni or sono da questo signore qua, di legno come Pinocchio, che talvolta è accompagnato dal particolare della sua mano in scala più grande e con tutte le dita costruite in dettaglio.

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Occasionalmente si è fatto notare anche un suo stretto parente, tutto metallico e ridotto a “quattro ossa”, adatto agli artisti più bravi o forniti di maggior esperienza.

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Si ha come la sensazione che tutta la vicenda plurimillenaria dei pupazzetti snodabili abbia avuto inizio da una dimensione giocosa, sicuramente infantile: la giovane Crepereia Tryphaena venne sepolta con un accuratissimo burattino – o bambola che dir si voglia – fatto di legno e giunto fino a noi in ottime condizioni; dalla teca del museo costei con benevolo occhio materno contempla  tutta l’infinita schiera dei suoi successori che giovani e adulti non si stancheranno mai di cercare e collezionare, in un continuo gioco che è compagno della vita intera.

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