Intervento alla conferenza stampa Forza Nuova – Alba Siciliana

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Mineo, 2014.12.13

Senzanome bIn questi giorni abbiamo un’attenzione molto alta da parte della politica e della cittadinanza, i temi locali, le problematiche del Cara che abbiamo vissuto da parecchio tempo si vanno a saldare con una dimensione nazionale. È un dibattito molto importante che naviga sull’onda delle inchieste, anche se ci dovrebbe essere la capacità di non avere sempre bisogno di questo “stimolo” o di questa costrizione. Ma tant’è, dobbiamo fare di necessità virtù.

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“Alba Siciliana” è un foglio di documentazione civica nato da alcuni mesi. Prosegue l’esperienza di “Qui Mineo”, che è rimasta ancora attiva in rete con la pagina sul social network. Ho cercato di creare una continuità di memoria contemporanea, laddove si erano oramai esaurite precedenti attività simili che erano state attive in passato. L’editoria, il giornalismo locale risponde a una necessità, serve a “guardarsi” e non dimenticare tanti aspetti della vita trascorsa di una piccola comunità. Il passaggio da “Qui Mineo” a “Alba Siciliana” la scorsa primavera si deve al fatto che le tematiche nelle quali questo piccolo paese si stava venendo a trovare immerso andavano ben oltre la dimensione locale, era il caso di rivolgere a una realtà più ampia quest’atto comunicativo nella forma di un foglio a stampa, proprio perché le problematiche che venivano a emergere si concretizzavano in gravi degenerazioni delle varie componenti di ciò di cui vive una realtà sociale: la componente economica, la componente della rappresentanza politica democratica, le interazioni reciproche fra questi due fattori e rispetto alla Nazione. Tutti aspetti che cominciavano a delineare quello che si poteva definire il “Caso Mineo”.
In questi giorni il “Caso Mineo” rimbalza sulle cronache insieme al “Caso Italia”, visto che mafia capitale non è solo il Comune di Roma ma è anche il centro che poi va a investire di sé stesso alcuni elementi importanti che forniscono il consenso a chi poi si trova a guidare una Nazione intera con responsabilità di governo. Come si è arrivati a raccogliere questi sostegni elettorali? Sono i cittadini che mandano i politici a governare? In parte no, perché il voto libero d’opinione è solo una delle componenti che producono poi l’elezione; esistono i gestori di voti. Quel meccanismo che nel suo piccolo ma anche nella sua perfezione si era andato delineando qui a Mineo, con l’episodio significativo delle ultime elezioni amministrative, mostrava in anticipo e con chiarezza quello che adesso stiamo venendo a sapere dall’inchiesta dei magistrati. Come mai la giustizia non si è attivata prima qui? Lo possiamo immaginare, perché l’attenzione era minore e forse c’è stata anche la preoccupazione di non andare a disturbare una situazione che bene o male aveva anche trovato dei punti di equilibrio. A cosa mi riferisco? Tutto sommato, in un luogo finché non arriva un magistrato a rilevare quanta distanza si è venuta a determinare tra la realtà e ciò che le leggi e le regole impongono, quella realtà si autoequilibra. Noi l’abbiamo vista in tutte le sue varie fasi, ci sono state delle scosse di assestamento dal 2011 quando è stato istituito il Cara, che è il nodo centrale da cui è venuto fuori tutto il resto. Si è così arrivati a una pacificazione perché gli elementi di attrito con la società circostante, con il territorio man mano sono stati smussati, addolciti, inclusi con un sistema molto attento a rilevare ogni possibile criticità e a trovare le ragioni e le modalità per tacitare e pacificare tutti con il suo linguaggio, che è il linguaggio della cooptazione, dello scambio interessato. Solo una giustizia e una magistratura lontana poteva avere le mani più libere per arrivare anche qui, dobbiamo dire con rammarico che anche la classe politica, tutte le figure di responsabilità come i sindaci, i consiglieri comunali, assessori, partiti, gruppi, sindacati dell’area del comprensorio del Calatino che è stata coinvolta dalla vicenda, sono stati sempre più silenziosi. Si è visto uno strano meccanismo per cui da un iniziale momento di bellicosità poi dopo qualche mese ogni voce si spegneva, se poi si andava a vedere l’organigramma degli impiegati al Cara comparivano certi nomi a libro paga: fare uno più uno non era poi così difficile. Questo è stato ed è tuttora – per il futuro non sappiamo – il sistema che ha saputo usare molto bene le risorse pubbliche in una formula di campagna d’acquisti, la redistribuzione ha prodotto un consenso politico che nelle sue caratteristiche non ha niente a che vedere con la reale competizione democratica. Chi ha partecipato attivamente alla scorsa campagna elettorale qui a Mineo se ne è reso conto molto bene, ma anche nel resto del Calatino è andata allo stesso modo, per esempio a Scordia. Purtroppo hanno funzionato gli stessi meccanismi, laddove un azionista di maggioranza poteva affrontare la competizione con due armi improprie a suo vantaggio: in primo luogo lo stato di cose del momento, aveva già piazzato molte persone che inevitabilmente dovevano dire grazie a qualcuno essendo il referente attraverso i consorzi di cooperative di come si poteva accedere alla risorsa lavoro così preziosa, così ricercata, così carente in queste terre, e così si è avvantaggiato il proprio candidato sindaco di riferimento. L’altra arma impropria è stata quella delle promesse, perché già sapere che fino a quel momento si era potuto contare su questa specie di monopolio della distribuzione delle risorse per chi voleva lavorare, per chi poteva fornire servizi o merci nell’indotto, tutte le partite iva interessate in qualche modo erano state raggiunte da promesse, che avrebbero avuto qualche aiuto ma dovevano meritarselo. L’insieme delle due armi improprie condiziona notevolmente la campagna elettorale. Eppure non era stato sufficiente: durante la scorsa campagna elettorale è stato denunciato l’uso improprio di sedi sindacali come vetrine e organi di propaganda elettorale per un particolare candidato sindaco, per una particolare lista, violando gli statuti del sindacato chi si è mosso per denunciare questi fatti e queste scorrettezze? Voglio chiederlo a chi è qui oggi ma soprattutto agli assenti: tematiche che dovrebbero investire il mondo del lavoro, del sindacato e anche l’onorabilità di certe istituzioni come i sindacati. Sono venute a mancare molte voci, e ancora in questi giorni lo stiamo notando perché in tutto il Calatino le opposizioni sembrano più interessate a vedere come andranno le cose piuttosto che esprimersi ora in ambito politico. Da tempo c’è chi si è occupato di questi argomenti, non dobbiamo metterci delle medaglie: con “Alba Siciliana” nella lontana primavera e estate scorsa ci siamo occupati di trasparenza amministrativa, della riorganizzazione del Comune di Mineo in seguito alla vittoria elettorale. Una resa dei conti e il pagamento di debiti a chi aveva portato consensi e appoggi elettorali, per mezzo della Pubblica Amministrazione usata come moneta: uffici, ruoli, ecc. L’avevamo chiamato “spoil system alla siciliana” perché non è previsto dalle leggi ma lo si fa ugualmente, è un momento delicato perché le promesse fatte vanno anche mantenute. Ci siamo poi occupati del “Patto Territoriale per l’Economia Sociale”, che lega i Comuni del Calatino. È una specie di surroga che gradualmente si è andata sviluppando negli anni insieme al Consorzio SolCalatino che lo ha promosso, con la scusa di essere partner privilegiato in tutte le interazioni con gli Enti Locali per tanti settori. È una storia lunga, parliamo di anni in cui il Cara non c’era: i servizi sociali e tutte quelle attività che i Comuni stavano esternalizzando, che non avevano più la voglia di seguire con il proprio personale e trovavano sempre questo famoso “terzo settore” o “privato sociale” disposto a fare tutto, a prendersi carico di tutto anche della programmazione e via via, Comune dopo Comune questa espansione è andata avanti. Fino a raggiungere il compimento e forse – profeticamente – il punto più alto da cui poi comincia anche la discesa, proprio quest’estate. Nel Comune di Caltagirone il sindaco è stato salvato dalla sfiducia in Consiglio grazie a una manovra di palazzo; a quel punto il favore che doveva restituire era dare il gonfalone della città di Caltagirone a completare la collezione di trofei con l’adesione al Patto Territoriale. È una conquista che sa dei tempi delle grandi guerre tra i re, visto che da quel momento in poi il Consorzio SolCalatino in qualità di Ente Capofila ha potuto fregiarsi di tutti i gonfaloni dei vari Comuni conquistati per affermare che i vari sindaci – le uniche figure elette dai cittadini – in pratica non contano perché c’è un “super sindaco” che dipinge le sorti e i destini di un intero comprensorio perché solo lui ha la capacità, la dinamicità, l’efficienza ecc. Ci siamo mossi e abbiamo anche iniziato a valorizzare le prime voci critiche da parte della politica, qualche contrasto, resistenza e controreazione sia a Caltagirone che a Grammichele. Dovremo continuare a parlarne, è un percorso che ha portato allo svuotamento dall’interno delle istituzioni di rappresentanza con sindaci e Consigli Comunali, maggioranze e giunte che devono la loro installazione al potere, la loro elezione a meccanismi di consenso che nascono proprio da chi gestisce il bisogno: tu porti la busta della spesa a casa dei bisognosi – pagata dai soldi del Comune – e il cittadino, la famiglia in difficoltà vede te e allora tu diventi il protagonista artefice dell’aiuto, ne hai il merito. Attraverso i patronati e le altre formule si è formato un meccanismo di appropriazione del consenso che poi viene pilotato sul candidato, il quale una volta eletto ti favorirà nei rapporti con gli Enti.
A Mineo siamo arrivati al caso estremo, in cui la coincidenza tra controllore e controllato è stata forse quella goccia in più che ha determinato una crescita di attenzione: il coordinamento politico della lista “Uniti per Mineo” appartiene al presidente del Consorzio SolCalatino, è una saldatura monocratica e monolitica che diventa anche difficile da giustificare come normalità, agli occhi di chi non è condizionato. Localmente è un conto, ma basta uscire e fare qualche chilometro, portare all’attenzione di altri, di persone libere questa realtà e si vedrà lo stupore e lo sconcerto in chi la osserva.
Oggi noi qui possiamo lanciare anche una prima proposta politica: ci ritroveremo presto a chiederci cosa fare di noi stessi una volta riconquistata maggiore libertà. Quale sarà la proposta alternativa? Ci saranno steccati, barriere, pregiudiziali per cui resteremo ognuno a pensare di essere il migliore e l’unico? Oppure potremo andare nella direzione che vede una priorità nella riconquista della libertà e del senso della democrazia, poi ci si potrà distinguere su tanti aspetti programmatici. Mancano ancora alcuni elementi di fondo. Rivolgo un auspicio agli altri gruppi attivi, ci sono tanti giovani e non che da tempo mostrano capacità di azione e di critica indipendente: mettiamola a frutto con la disponibilità e l’umiltà di ciascuno, cerchiamo di proporre ai concittadini di Mineo – e non solo – una possibile via che finalmente si differenzi e si distanzi dal meccanismo avvilente e umiliante della perdita di dignità, del lavoro in cambio di asservimento, di sopravvivenza in cambio della libertà personale e politica, come purtroppo finora è stato il percorso obbligato che tanti sono stati costretti a seguire.

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Nel chiudere, salutare e ringraziare chi è stato qui e chi ascolterà le parole di questa conferenza stampa, un saluto particolarmente affettuoso va ai menenini emigrati e lontani. Negli ultimi mesi abbiamo imparato a volerci bene, grazie all’attività di informazione che li ha messi in contatto con le tante cose che stavano succedendo, oltre alle bollette che gli arrivavano fino a casa e che facevano capire che non solo c’era uno strano incremento di costi per cui si chiedevano se in Italia stavamo diventando tutti ricchi, ma gli abbiamo fatto conoscere meglio che tipo di amministratori ci sono qua e come stanno amministrando, in modo tale da non giustificare assolutamente simili spese sulle quali si sono sentite frasi involontariamente autolesioniste: «Ma cosa volete? Le tasse aumentano perché abbiamo molte bocche da sfamare, c’è un Comune che ha bisogno, i dipendenti…». Si nota anche una scorrettezza umana, lo scaricabarile sul dipendente pubblico che non fa le cose, che pesa sulla collettività. È un modo un po’ strano di sviare le responsabilità degli amministratori che di volta in volta cercano il capro espiatorio. Noi parliamo ai menenini vicini e lontani, più sono lontani più sono liberi, hanno trovato altri lavori per mantenere la famiglia, sono affezionati al loro paese d’origine e quando vogliono dire a chi governa questo paese qualcosa di molto sentito e sincero – talvolta anche molto colorito – lo fanno tranquillamente.
Abbiamo visto in questi mesi l’interesse di un movimento nazionale, Forza Nuova, per il caso di Mineo. Ricordo quando venne il segretario nazionale Fiore, a gennaio, c’è un’intervista che abbiamo avuto modo di raccogliere prima del suo arrivo e vi invito a rileggerla. Il titolo era Se cade Mineo, cade l’Italia. Voleva dire che il caso Mineo con tutte le sue caratteristiche perniciose, forse prefigurava quello che poteva succedere in tutta la Nazione, eravamo ancora in pieno Mare Nostrum, ancora non c’era traccia di inchieste giudiziarie – Forza Nuova diceva “anche se tutti, noi no” –, la monocrazia vincente, strafottente e indisturbata pareva essere l’unico destino per tutti, impotenti davanti a quella che sembrava una invincibile armata con la prospettiva del soldo facile, se ti prendi un immigrato in camera da letto e fai anche un matrimonio di solidarietà ti daremo il dovuto, ecc. Cosa si poteva rispondere a tutto ciò? Null’altro che la propria singola indisponibilità. Oggi potremo riguardare al nostro presente e immediato avvenire dicendo che se Mineo reagisce, proprio questo luogo che è più difficile perché è quello che è sceso più in fondo di tutti nella abiezione del vendere se stesso per un piatto di lenticchie, allora da qui possiamo tirare fuori qualche medicina, qualche modello di comportamento, qualche risposta che più facilmente ancora curerà altre parti della Nazione: se funziona qui, sicuramente farà effetto altrove. Per questo, campanilisticamente rivolgo un appello a Forza Nuova e a tutti gli amici che ci osserveranno su un palcoscenico più ampio che la cronaca ha dato al paese di Mineo, continuiamo a restare in contatto perché da questo luogo potranno venire fuori delle buone novità di sperimentazione politica, di rapporti tra movimenti. Guardiamo oltre le solite contrapposizioni, oltre il solito pregiudizio che non ci è servito a nulla e ci fa anche dare delle patenti di bontà a gente che non muove un dito: di fronte a una classica battaglia sindacale, i lavoratori dell’agricoltura, i braccianti siciliani si lamentano per la concorrenza del caporalato schiavistico del Cara a quindici euro al giorno che è ingiusta per loro e distrugge la possibilità di lavorare per gli altri, dove sono quelli che hanno la patente dei “giusti”, che da sempre scendevano col vessillo della difesa dei lavoratori a rivendicare una battaglia del genere? Non ci sono, si sono estinti, quindi in questa fase se il cittadino comune confida che scatteranno le normali e preesistenti formule di garanzia e di tutela della vita e del lavoro delle persone, secondo me si sta solo facendo delle illusioni. Sono macchinari corrotti, bloccati, avvezzi all’attesa, allo scambio, alla spartizione, quindi da quella parte reazioni civili è molto difficile aspettarsele.
Cominciamo a ragionare sulle cose, sulle problematiche e sui progetti e vediamo chi effettivamente è capace di portare a termine i compiti prefissi. Noi abbiamo fatto delle collaborazioni su tematiche della salute e del territorio, ci siamo accorti in anticipo che il Consiglio Comunale di Mineo, se non è in grado di eliminare un piccolo problema come le antenne dei ripetitori dei cellulari che nasconde anch’esso certi affarismi e interessi e si è dichiarato impossibilitato, incapace di tutto, si è bloccato completamente, figuriamoci poi cosa potrà mai fare su temi molto più grandi come la questione del Cara? Nulla, addirittura sono finiti a porte chiuse, avevano promesso la videoregistrazione delle sedute, l’ultimo Consiglio l’hanno fatto buttando fuori i cittadini. La prossima volta si riuniranno forse a Contrada Noce per essere ancora più indisturbati, francamente non so cosa augurare a loro, ma la china è quella.
Fuori da noi la normalità è imbarazzante, preoccupante, patologica. Occorre assolutamente darsi le responsabilità di essere presenti in questa fase perché il contributo di ciascuno di noi può essere davvero determinante. I magistrati fanno la loro parte, ma i cittadini devono fare la propria e la politica anche. Non possiamo vivere solo di inchieste e di condanne, per quanto inevitabili. Ci salutiamo con questo auspicio, con questo impegno per il prossimo avvenire e penso che ci rivedremo prossimamente con nuove iniziative. Grazie a tutti per essere stati presenti.

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