L’agitazione giovanile prima del ’77, a Milano.

Silvia Casilio, Il movimento milanese cominciò alla Scala, Carta“, 2004.01.29. [fonte articolo]


Il proletariato giovanile nacque dal rifiuto totale di schemi e valori espresso da un’intera generazione di giovani che si affacciò alla politica fra il 1975 e il 1976. Questo rifiuto si risolse nella lotta aperta e nella ricerca di vie alternative attraverso le quali poter soddisfare il bisogno di un’altra socialità e di un altro sapere. In questo contesto maturò quello che Balestrini e Moroni definiscono “il prologo del ’77”: il proletariato giovanile, fenomeno squisitamente milanese. Infatti, Milano, “sempre in anticipo coi tempi, il suo ’77 lo ebbe un anno prima coi circoli giovanili”.
Il 7 dicembre 1976, la città fu teatro di violentissimi scontri tra i giovani dei circoli del proletariato giovanile e un ingente schieramento di forze dell’ordine, 5000 carabinieri.
Questi giovani, durante l’happening nazionale dei circoli del proletariato che si tenne dal 27 al 28 novembre 1976 alla Statale di Milano si erano dati appuntamento per contestare la “prima” della Scala. La serata si risolse nel lancio di bottiglie molotov contro la polizia e di uova, sassi e vernice a spray contro le signore della buona borghesia milanese che andavano a vedere la prima dell’Otello di Zeffirelli; con 250 ragazzi fermati, 30 arrestati e 21 feriti.
Sì, sono violenta, – afferma Mara una giovane del movimento intervistata da “Repubblica” – e la violenza che c’è stata per la Scala è la rabbia che si esprime a Quarto Oggiaro. A Quarto Oggiaro, le persone sono ridotte a doversi fare un buco di eroina per sopravvivere, perché non ci sono spazi nei quartieri, non ci sono spazi nella città, non c’è spazio per niente.
Il movimento, che secondo Facchinelli, direttore della rivista “Erba voglio”, era forse “molto attaccabile nelle sue motivazioni immediate” ma comunque “indomabile”, si divise sulla contestazione alla Scala: Avanguardia Operaia e Movimento dei lavoratori per il socialismo non avevano aderito all’iniziativa e il Pci catalogò i dimostranti come teppisti, violenti e criminali.
Come affermano Jacopo Fo e Sergio Parini nel loro ’68. C’era una volta la rivoluzione, “il disastro segna l’inizio della fine dei circoli”. Il testimone passerà prima a Roma e poi a Bologna al movimento del ’77.

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