Passeggiando… trazzeri trazzeri
a cura della Pro Loco Mineo in collaborazione con: Archivio Storico Ramacchese, Società di Studi Menenini, Società di Studi Calatini.
Consulenza storica: Diego Barucco
Voce fuori campo: Laura Savoca
Riprese video e montaggio: Leone venticinque
Colonna sonora: Virtual Riot
Si ringraziano tutti i partecipanti
Domenica 8 marzo 2015 una nutrita comitiva formata da appassionati e studiosi giunti da varie parti dell’Isola ha visitato una delle località più antiche ove si trova testimonianza dell’attività umana in tutta la Sicilia orientale.
Siamo nel Comune di Centuripe, contrada Picone a mezzo chilometro dal fiume Simeto. Il sito viene scoperto nel 1976. Si potrebbe vedere in questo luogo una sorta di “paleo-chiesa”. Sono rocce quarzarenitiche, fondali molto antichi precedenti all’attività vulcanica dell’Etna. I grandi blocchi, simili a dolmen, danno l’impressione di essere stati collocati da qualcuno.
L’interno è stato usato come luogo di culto, si vede anche dalle coppette circolari scavate nel pavimento e che si ricollegano a riti religiosi, come attestato in altre località.
Lo studio più accurato è stato compiuto dall’archeologo Giacomo Biondi, che ne ha anche fatto un’analisi comparativa. Vi si trovano le uniche pitture rupestri finora conosciute della Sicilia orientale. Ce n’è una serie con colorante nero, poco visibili se non con fotografia all’infrarosso, e altre forse più recenti di colore “terra di siena”. Il colore è stato ricavato da minerali presenti in zona, ricchi di ossido di ferro, macinati con rudimentali strumenti.
Le pitture sono state realizzate in epoche diverse. Ci sono figure di persone, con le braccia in varie posizioni. Per aiutarsi a interpretare la scena, gli studiosi hanno confrontato le raffigurazioni del Riparo Cassataro con tutte le altre conosciute databili a epoche simili, trovate anche in altre parti d’Italia o nell’Africa settentrionale. Ci sono delle somiglianze e varie interpretazioni: una danza magica, un rito attorno alla divinità o a uno sciamano. Lo stile è sintetico, le figure umane vengono delineate con pochi segni, al limite dell’astratto. Poi c’è un bue e una figura che potrebbe tenere un tamburo in mano, risalenti entrambi al neolitico mentre le altre potrebbero appartenere al periodo del bronzo.
Sono stati trovati in zona un gran numero di reperti, da lame di ossidiana a ceramiche decorate con motivi geometrici. Segnalano la presenza umana ma non nella forma stabile di un villaggio.
Il sito del Riparo Cassataro è conosciuto ormai da quarant’anni. Se da una parte è auspicabile che venga visitato da tante persone, dovrebbe essere tenuta in altrettanta considerazione la necessità di proteggere una testimonianza così rara della storia siciliana arcaica. Bisogna prevenire, soprattutto se poi dovesse rivelarsi impossibile curare eventuali danni perché irreparabili. Pronunciamo quindi un appello, sperando che venga ascoltato dove serve: il sito va tutelato, nelle forme e modalità che si giudicheranno più adatte alla natura dei luoghi, ma non si può continuare a confidare nella buona sorte o in una eventuale sorveglianza da parte del proprietario del terreno.